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Homenaje a Enrico Vezzalini

 

“No es verdad que todo alrededor sean tinieblas;

es verdad que no se quiere ver la luz”

 Enrico Vezzalini

 

 

23 settembre 1945

    Mia Lena, mia sposona santa, mia sposa d’oro,     ecco quell’alba senza aurora che gli uomini nemici hanno voluto ed il Signore ha concesso. Fra poco sarò fucilato.     Ieri sera mi sono addormentato col pensiero rivolto al prossimo decimo anniversario del nostro matrimonio: nella notte, svegliato, penso come fare a farti giungere per quel giorno alcune rose.     T’amo Lena, più che non ami la vita. Non è una frase: è una luce, pure in questo momento.     Immagino quale sarà lo strazio tuo e quello di Luisa. Ennio, per fortuna non capirà.     Non ti rivolgo le solite raccomandazioni di fedeltà alla mia memoria: farai sempre quanto ti detta il tuo cuore e non sbaglierai mai. Ti chiedo perdono di qualunque male commesso e specialmente di... questo, che non posso evitare. Ti scongiuro di fare quanto puoi per essere forte, perché non scenda nel cuore dei nostri due piccoli questa aria di tragedia.     Soffro pensando a voi: restate poveri e soli. Voi meritavate un altro destino!     Iddio, che ora non può non ascoltarmi, deve darvi aiuto.     Avrei però voluto essere ancora con te, con voi. Mai come ora ho sentito internamente quanto sia infinito il mio amore per te e quanto sinceramente profondo e violento sia l’affetto per la mia Principessa d’oro e per il mio Ennio, il mio bel maschione che mi portava nella sua vigorosa bellezza tanto ricordo di te.     Vi amo, vi amo, vi amo.     Tu sai quante cose potrei dire, quante!     Me ne vado, forte, forte, forte.     Oggi più di ieri la mia certezza che la Fede che mi ha portato a cadere per lei è la vera, la giusta, mi dà l’orgoglio di chiedere a te ed ai miei bambini di non vergognarvi del nome che portate: sono stato sinceramente onesto in tutta la mia vita privata, lealmente soldato in tutta quella politica.     Non mi atteggio a martire: ma tu almeno non disprezzare questa fedeltà che riaffermo nel momento in cui mi costa la vita.     Possa almeno il mio sangue placare l’odio degli uomini, compensarli di ogni altro sadismo di vendette e... quelli che resteranno possano guardare oltre ed assai più in alto di questo corpo che vale tanto poco e dell’egoismo che fa cercare per le persone e non per la Patria la soddisfazione di vittorie che non danno storia.     Tu sai, tu che mi sai tutto, che sono sempre stato tenace in questa mia Fede: oggi mi si chiama traditore; ma io non ho mai tradito. Non la Patria, alla quale ho dato, come soldato, tutto il povero valore personale che possedevo; non la umanità, alla quale ho offerto un lavoro senza soste ed il mio poco ingegno: non la famiglia alla quale penso con adorazione fino all’ultimo momento: a mio Padre, che venero ed ho sempre venerato; a mia Madre che vorrei non sapesse mai (ed in questo c’è il mio ultimo grido d’amore per lei!), a Nora, che mi fu, più che sorella, amico, ed ai tuoi cari, ad Amos ed a Luisa, buoni come una leggenda... a Luisina, nella sua nuvoletta, a Neno, nella sua innocenza a te, a te, a te che sapesti essere tutto.     Non ho tradito, non tradirei, se restassi vivo. Forse per questo cado. Ma con me non cade il mio Ideale. Se non fosse perché ci siete voi, sarebbe bello cantare la nostra canzone di Fede e finire urlando: per l’Italia e per il Fascismo: Viva la Morte! Alleva Ennio e Pucci: falli come te e dì loro che il papà non era un criminale. Gli uomini hanno sbagliato.     Ti adoro, sposa santa, e ti bacio e bacio tutti in te che fosti e sarai fino all’ultimo la mia amica.     Tuo Enrico.     Ciao, Puccettino, principessa d’oro. Ciao, Neno, bello come un amore.

fuente: http://www.italia-rsi.org/lettere/lettere.htm


1 comentario

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¡..para qué!